lunedì 28 settembre 2020

Riflessioni sul credo e l'impegno profuso nel proprio ed ex mondo del lavoro di Giovanni Cutolo, nostro iscritto residente in Spagna!

 

 


 
 

FINE DI UN’ILLUSIONE

 

Immaginiamo che il misterioso passaggio dell’uomo sulla terra corrisponda a una pièce teatrale: un Prologo trascorso dal protagonista nel pulviscolo cosmico,nel quale il non-ancora-nato vaga ignaro del Tempo e dello Spazio; di un Atto che lo ritrova per nove mesi nella placenta del ventre materno a recitare da Narciso-feto-protagonista; di un Atto II vissuto nella placenta dell’atmosfera terrestreper un numero limitato e indeterminato di anni, vestendo le vesti di Edipo; e di un Epilogo che marca il ritorno alla veste originaria di pulviscolo cosmico perduto,fuori dallo Spazio e dal Tempo.

Mi sono occupato di design per oltre cinquant’anni. L’ho fatto per vocazione e non per dovere o per denaro. Mi sono impegnato nella pratica - operando nelle aziende e nel mercato - e contemporaneamente nella teoria - riflettendo, scrivendo e insegnando. Affascinato dalla tesi sostenuta in “Opera Aperta” da Umberto Eco, ho creduto che il design avrebbe reso le merci più gradevoli e più belle e che pertanto ci avrebbe reso un mondo migliore. Ho creduto che il design potesse divenire il protagonista di una rivoluzione non meramente superficiale, capace di lasciare un segno nelle persone, migliorandone il gusto insieme ai comportamenti e conseguentemente anche le loro scelte nei consumi e non solo. E forse, almeno in parte e per alcuni, c’è anche riuscito. Ho immaginato - e quasi fideisticamente creduto - che il design potesse essere in grado di frenare l’apparentemente inarrestabile “sviluppo” industriale ed economico, riuscendo almeno a integrarlo in un “progresso” civile e sociale. Ho sognato che il designfosse quel dio salvifico, evocato e auspicato da Martin Heidegger, capace di arginare e contrastare la crescita della Tecnica e del “pensiero calcolante”. La crescita di quel modo di pensare quotidiano che subordina l’esistenza alla funzionalità, alla velocità e al profitto. Quel pensiero calcolante che prelude a un’esistenza che sembra ormai destinata ad abbandonare l’umano, privandolo di quella libertà che lo ha sempre caratterizzato e contraddistinto. Confesso infine di aver pensato, ingenuamente, che contrastando la Tecnica il design sarebbe riuscito a evitare il trionfo della mente calcolante. E invece mi sono sbagliato perché non è stato così. Sono ormai convinto che stiamo assistendo a un’ennesima trasformazione epocale, già presente peraltro e ripetutamente sin dalla notte dei tempi. Dal tempo del mito ci giunge il racconto di Edipo che uccide suo padre Laio. Dal tempo storico ci giunge, figlia dei turbamenti indotti dalla Rivoluzione industriale, l’invenzione letteraria di Mary Shelley nella quale Victor Frankenstein viene ucciso dal Demone da lui stesso creato. Dal tempo attuale percepiamo, con angoscia e preoccupazione, che Tecnica e Tecnologia sono in procinto di distruggere l’umano o di trasformarlo in qualcosa di assai differente da ciò che è sempre stato. Sembra insomma che il padre-creatore sia sempre e ineluttabilmente destinato a essere ucciso dalla creatura che lui stesso ha generato. Forse questa reiterata periodizzazione può essere letta assegnandole un valore opposto, o comunque più problematico. Che la creatura miri a "uccidere" il suo creatore è strutturale, almeno nell'àmbito psicoanalitico dell'Edipo, anche se non necessariamente in senso proprio. Difatti, Freud constata che il cosiddetto "complesso di Edipo" può tranquillamente dissolversi nel percorso di acquisizione di una identità propria da parte della creatura. Il processo di sublimazione operante nell'arte esemplifica la portata, individuale e sociale, di tale esperienza,nel tormentoso passaggio dall'opposizione all'autorità. Joyce fa dire a Stephen, ovvero al proprio alter ego, che il padre è un male necessario. Il processo di civilizzazione e la sopravvivenza dell'arte dipendono dalle modalità di "tramonto" dell'Edipo. Non è detto che la Tecnica e la Tecnologia "uccidano" l'umano, mentre è verosimile che lo condizionino sempre più pesantemente. Se non c'è un "Dio-padre" responsabile dell'intero programma, spetta allora alla creatura umana prendere l'iniziativa. Ma, come hanno rilevato molti pensatori alla ricerca di una via d'uscita onorevole e praticabile, l'avidità e l'odio per l’altro, per il “diverso”, ostacolano - molto di più della Tecnica e della Tecnologia – il raggiungimento di un compromesso razionale e spingono ottusamente verso il rischio della non lontana estinzione dell’uomo su questa terra.

 Giovanni Cutolo