domenica 27 dicembre 2020

E IO PAGO....un articolo, di giorni fa, del ns iscritto di Napoli Bruno Pappalardo

 

    

E IO PAGO,…

Bruno Pappalardo - 19.12.2020

Parliamo dell’Italia,…interessa?

Parlare dell’Italia è parlare d’uno sfascio.

E’ parlare di un DEBITO PUBBLICO di sopra i 2.400 miliardi,…il peggiore d’Europa forse anche dietro la Grecia.

Debito che aumenterà ancora di 209 miliardi per il RECOVERY FUND

Dite che sono gli interessi sono bassissimi?

E chi se ne frega!

TANTO SONO IO A PAGARE per ben due, tre, …tante volte in più.

Anche un prestito non caricato da alcun interesse, bisognerà comunque pagarlo!

Se aggiungiamo anche il MES e del SURE di circa altri 320 miliardi.

Benissimo!

Ma quando, il prossimo anno, bisognerà riformulare il DEF ( Documento Economia e Finanza, ossia il bilancio di previsione dello Stato) nel rapporto con Europa, i vari Salvini e euroscettici di turno, faranno ancora storie per uscire dall’Europa? O in quella circostanza, accetteranno la percentuale (da non sforare) ch’essa imporrà noi? E quale il tasso di crescita che chiederà per il 2021? (saremo piegati a 90° )

Ma come viene vista l’Italia nelle Borse d’Europa e nel mondo? …TOSSICA!

Ma quanto abbiamo in cassa che ci considerano così poco? (intendo la riserva aurea)

Abbiamo in cassa circa 100 miliardi ( 2.452 tonnellate d’oro) capitale FISSO ( per battere moneta)

Abbiamo però un vero primato,… mi direte: FINALMENTE!

Anzi, abbiamo DUE primati:

Il primo è l’EVASIONE FISCALE che ogni anno assomma a oltre a 100 miliardi , la stessa cifra della nostra Riserva Aurea, ( ma ogni anno) il secondo, la FORBICE TRA RICCHI E POVERI. A prescindere dai ricchi diventati più ricchi ma, all’interno del rendiconto tra classi sociali e aree geografiche, la situazione é tragica. Il SUD ( soprattutto Campania e Sicilia in Italia) risulta più colpito. Vuol dire che un napoletano o un siciliano é meno ricco di un italiano del Centro-Nord. Ha, infatti, un reddito 9/10 volte ( circa) più basso di costoro.

Siamo in questo i PRIMI in EUROPA!

La situazione é simile nelle altre aree del SUD d’EUROPA ma quello che sconvolge e inquieta è che, quelle più ricche chiedono maggiori finanziamenti 30% in più rispetto ai Lep ( livelli essenziali di prestazioni mai attuati ) più ospedali, più autonomia, spaccando il Paese, più bassi gli stipendi per i Sud, più basso il potere d’acquisto per le loro aree, et cetera...una locomotiva ormai deragliata!

Un nuovo razzismo si fa prepotente e invisibile avanti. E’ fatto di uomini con mascherine e colletti bianchi – travestiti da sinistrorsi – ma grattate con le unghia il bianco delle camicie e ne verrà fuori, nero, …ma non nero-nero, ma nero, nero, nero! 

Bruno Pappalardo

lunedì 14 dicembre 2020

Il rifiuto di Augias


Riportiamo brevi considerazioni del ns iscritto italiano ( di Napoli) Andrea Balia.... 

 


 

Il rifiuto di Augias

Napoli, 14/12/2020

Il giornalista Corrado Augias ha restituito la legion d’onore conferitogli dal presidente francese Macron. Infatti uguale concessione è stata data anche al presidente egiziano. In considerazione del problema delle torture e uccisione (comprovate!) del giovane italiano Giulio Regeni da parte di ufficiali egiziani e dell’atteggiamento depistatorio e poco serio in merito del governo egiziano, tale rifiuto di Augias appare sacrosanto.

Non consideriamo quest’ultimo un giornalista del tutto attento per certe sue considerazioni poco felici sulla verità storica del popolo del Sud Italia, ma resta una figura con valori progressisti e di equità che rendono onore il suo far riferimento a valori di giustizia ed umanità, per cui riteniamo sacrosanto il suo rifiuto che diversamente lo accomunerebbe a persone e governi ben distanti dai suddetti valori.

Ci auguriamo che anche il governo italiano proceda con la dovuta fermezza rispetto al governo egiziano, superando opportunità del tutto ingiustificabili di commercio fra i due paesi.

Andrea Balìa

lunedì 28 settembre 2020

Riflessioni sul credo e l'impegno profuso nel proprio ed ex mondo del lavoro di Giovanni Cutolo, nostro iscritto residente in Spagna!

 

 


 
 

FINE DI UN’ILLUSIONE

 

Immaginiamo che il misterioso passaggio dell’uomo sulla terra corrisponda a una pièce teatrale: un Prologo trascorso dal protagonista nel pulviscolo cosmico,nel quale il non-ancora-nato vaga ignaro del Tempo e dello Spazio; di un Atto che lo ritrova per nove mesi nella placenta del ventre materno a recitare da Narciso-feto-protagonista; di un Atto II vissuto nella placenta dell’atmosfera terrestreper un numero limitato e indeterminato di anni, vestendo le vesti di Edipo; e di un Epilogo che marca il ritorno alla veste originaria di pulviscolo cosmico perduto,fuori dallo Spazio e dal Tempo.

Mi sono occupato di design per oltre cinquant’anni. L’ho fatto per vocazione e non per dovere o per denaro. Mi sono impegnato nella pratica - operando nelle aziende e nel mercato - e contemporaneamente nella teoria - riflettendo, scrivendo e insegnando. Affascinato dalla tesi sostenuta in “Opera Aperta” da Umberto Eco, ho creduto che il design avrebbe reso le merci più gradevoli e più belle e che pertanto ci avrebbe reso un mondo migliore. Ho creduto che il design potesse divenire il protagonista di una rivoluzione non meramente superficiale, capace di lasciare un segno nelle persone, migliorandone il gusto insieme ai comportamenti e conseguentemente anche le loro scelte nei consumi e non solo. E forse, almeno in parte e per alcuni, c’è anche riuscito. Ho immaginato - e quasi fideisticamente creduto - che il design potesse essere in grado di frenare l’apparentemente inarrestabile “sviluppo” industriale ed economico, riuscendo almeno a integrarlo in un “progresso” civile e sociale. Ho sognato che il designfosse quel dio salvifico, evocato e auspicato da Martin Heidegger, capace di arginare e contrastare la crescita della Tecnica e del “pensiero calcolante”. La crescita di quel modo di pensare quotidiano che subordina l’esistenza alla funzionalità, alla velocità e al profitto. Quel pensiero calcolante che prelude a un’esistenza che sembra ormai destinata ad abbandonare l’umano, privandolo di quella libertà che lo ha sempre caratterizzato e contraddistinto. Confesso infine di aver pensato, ingenuamente, che contrastando la Tecnica il design sarebbe riuscito a evitare il trionfo della mente calcolante. E invece mi sono sbagliato perché non è stato così. Sono ormai convinto che stiamo assistendo a un’ennesima trasformazione epocale, già presente peraltro e ripetutamente sin dalla notte dei tempi. Dal tempo del mito ci giunge il racconto di Edipo che uccide suo padre Laio. Dal tempo storico ci giunge, figlia dei turbamenti indotti dalla Rivoluzione industriale, l’invenzione letteraria di Mary Shelley nella quale Victor Frankenstein viene ucciso dal Demone da lui stesso creato. Dal tempo attuale percepiamo, con angoscia e preoccupazione, che Tecnica e Tecnologia sono in procinto di distruggere l’umano o di trasformarlo in qualcosa di assai differente da ciò che è sempre stato. Sembra insomma che il padre-creatore sia sempre e ineluttabilmente destinato a essere ucciso dalla creatura che lui stesso ha generato. Forse questa reiterata periodizzazione può essere letta assegnandole un valore opposto, o comunque più problematico. Che la creatura miri a "uccidere" il suo creatore è strutturale, almeno nell'àmbito psicoanalitico dell'Edipo, anche se non necessariamente in senso proprio. Difatti, Freud constata che il cosiddetto "complesso di Edipo" può tranquillamente dissolversi nel percorso di acquisizione di una identità propria da parte della creatura. Il processo di sublimazione operante nell'arte esemplifica la portata, individuale e sociale, di tale esperienza,nel tormentoso passaggio dall'opposizione all'autorità. Joyce fa dire a Stephen, ovvero al proprio alter ego, che il padre è un male necessario. Il processo di civilizzazione e la sopravvivenza dell'arte dipendono dalle modalità di "tramonto" dell'Edipo. Non è detto che la Tecnica e la Tecnologia "uccidano" l'umano, mentre è verosimile che lo condizionino sempre più pesantemente. Se non c'è un "Dio-padre" responsabile dell'intero programma, spetta allora alla creatura umana prendere l'iniziativa. Ma, come hanno rilevato molti pensatori alla ricerca di una via d'uscita onorevole e praticabile, l'avidità e l'odio per l’altro, per il “diverso”, ostacolano - molto di più della Tecnica e della Tecnologia – il raggiungimento di un compromesso razionale e spingono ottusamente verso il rischio della non lontana estinzione dell’uomo su questa terra.

 Giovanni Cutolo

domenica 19 luglio 2020

Un'interessante segnalazione del referente in Portogallo Miguel Almeida


Il premier portoghese Antonio Costa va giù duro contro l’Olanda



Lisbona, 18/07/2020

di Miguel Almeida

Antonio Costa, il premier del Portogallo, senza arrovellarsi in discorsi complicati da interpretare o che mirino a secondi scopi richiede un esplicito chiarimento  all'Unione Europea. Lo fa enunciando una semplice ma inequivocabile domanda ai Paesi Bassi, chiedendo loro di prendere una decisione, ovvero "se restare o andarsene". Ancor prima che voler sottolineare  una “question”  finanziaria e di natura economica, punta ad una questione politica.
Nell’intervista che ha concesso all’agenzia portoghese “Lusa” ha detto che urge sapere  se si può passare a 27 nell'Unione Europea, a 19 nella zona euro o se c'è chi preferisce restare fuori. Esplicitando di riferirsi ai Paesi Bassi.
Il primo ministro Costa ha chiarito che è giunto il momento in Europa d’esser chiari. E che tutti dimostrino qualità politiche onde evitare di diventare tutti ostaggi di populismi elettorali. 
Miguel Almeida

venerdì 3 luglio 2020

Un'acuta riflessione sull'influenza della pubblicità del nostro iscritto Giovanni Cutolo, italiano con residenza a Barcellona.

Barcellona, 03/07/2020

di Giovanni Cutolo

MANIPOLAZIONE E/E’ PUBBLICITA’

La pubblicità, che abitualmente dispone di una cospicua parte del capitale fisso immateriale di ogni industria di produzione, da molto tempo ormai “funziona come un mezzo per produrre i consumatori. In altri termini, funziona per produrre desideri, voglie, immagini di sé e stili di vita che, fatti propri e interiorizzati dagli individui, li trasformeranno in quella nuova specie di acquirenti che non hanno bisogno di quel che desiderano e non desiderano ciò di cui hanno bisogno”. (André Gorz, L’Immateriale – Conoscenza, valore e capitale, Bollati Boringhieri, 2003)
La trasformazione della “propaganda” in “pubblicità” si deve a Edward Louis Bernays (1891-1995), statunitense di origine austriaca, celebre fra l’altro per la sua parentela con Sigmund Freud, fu uno dei primi a utililizzare metodi derivati dalla “psicologia del subconscio” al fine di manipolare l'opinione pubblica. A lui si devono le locuzioni "mente collettiva" e "fabbrica del consenso". Bernays è comunemente considerato uno dei padri delle moderne “relazioni pubbliche”, delle quali ha teorizzato le principali regole fondanti in un libro pubblicato negli USA nel 1928. (vedi: Edward L. Bernays, Propaganda, Lupetti editore, 2008)
Acclamato inventore della “ingegneria del consenso” Bernays ha teorizzato e poi spiegato che, se i bisogni delle persone sono “limitati per natura”, i loro desideri sono invece “illimitati per essenza”. Per farli crescere basta sbarazzarsi dell’idea, sbagliata, che gli acquisti degli individui debbano corrispondere a bisogni pratici e a considerazioni razionali. Occorre quindi fare appello alle spinte inconsce, alle motivazioni irrazionali, ai fantasmi e ai desideri inconfessati e rimossi. Evidente qui l’influenza dello zio famoso è manifesta. Verrebbe da dire che buon sangue non mente! Ma sarebbe un ingiustificato e immeritato vulnus alla ben differentemente qualità etica del pensiero freudiano. Secondo Bernays invece di rivolgersi al senso pratico degli acquirenti, come si limitava a fare la propaganda dei bisogni, per sviluppare i desideri occorreva fare ricorso alla pubblicità e alle public relations, formulando messaggi capaci di trasformare anche i prodotti più banali in vettori di senso simbolico. Bisognava fare appello alle emozioni irrazionali, con l’obiettivo di creare il consumatore-tipo, un consumatore convinto di trovare nel consumo un mezzo per esprimere sè stesso. In effetti, un consumatore vittima di una sedicente “cultura del consumo”, una cultura volgare, veicolata surrettiziamente mediante il messaggio (sic!) pubblicitario. Un messaggio rivolto al consumatore potenziale affinché esprima il “suo io più intimo”, come suggeriva una pubblicità degli anni venti del secolo scorso sollecitando la gente a dare libero sfogo a quello che avevano di unico e di più prezioso, ma che restava nascosto.
I mandanti del progetto condotto a buon fine da Bernays furono comprovatamente i capi delle corporations americane, i quali intendevano trasformare il modo in cui la maggior parte degli americani pensava ai prodotti. Uno dei banchieri più in vista di Wall Street, Paul Mazur della Lehman Brothers, non lascia dubbi di sorta esprimendo con estrema chiarezza cosa fosse necessario fare per dilatare i consumi al fine di sostenere i livelli della produzione industriale.  “Dobbiamo cambiare l'America da cultura dei bisogni a cultura dei desideri. (…) Bisogna insegnare alla gente a volere cose nuove, anche prima che le cose vecchie siano state consumate del tutto. Dobbiamo formare una nuova mentalità in America. Occorre che i desideri dell'uomo mettano in ombra le sue necessità".
(NorbertHäring, Niall Douglas, Economists and the Powerful: ConvenientTheories, DistortedFacts, AmpleRewards, London, Anthem Press, 2012)
Va ricordato che, fino a quel momento, il consumatore americano non esisteva. Esistevano il lavoratore americano e il proprietario americano e questi producevano,  risparmiavano e consumavano ciò che era necessario. Solamente i ricchi acquistavano beni di cui non avevano bisogno. Mazur – il grande banchiere visionario - immaginò di rompere con tutto questo, proponendo di creare un mondo in cui non si compravano le cose che servivano, delle quali si aveva bisogno, ma quelle che si desideravano. L'uomo che, al servizio delle corporations americane, sarebbe stato l’artefice di questo cambio di mentalità fu appunto Edward Bernays. Egli fu sicuramente l'uomo che più di ogni altro seppe, rielaborando le riflessioni dello zio Sigmund, mettere in pratica le teorie psicologiche essenziali per consentire alle corporations di affascinare e manipolare le masse, quelle americane prima e quelle del resto del mondo poi.
Merita una ultima riflessione il fatto che Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda del Terzo Reich hitleriano, abbia confessato a un giornalista americano che, tra le cose che lo avevano ispirato, c'erano anche gli scritti del nipote di Freud, Edward Bernays.

Giovanni Cutolo

lunedì 22 giugno 2020

La Storia in primis...un contributo del ns iscritto di Napoli Bruno Pappalardo





LE STATUE DELL’ORRORE

Bruno Pappalardo – 19.06.2020

Cosa è una città? E’ uno spazio, comunemente definito “urbano” dove si abita e non solo. In questo spazio, tante persone vivono, spesso, per l’intera loro vita e anche le loro successive generazioni. E’ dove si sviluppano attività economiche e di profitto. E’ uno spazio di servizi erogati, spesso malissimo, ma che tengono insieme la comunità. E’, allora, uno spazio sociale,…e politico, che  urbanisticamente si forma per “funzionare” a vantaggio dei suoi cittadini altresì del forestiere.
Questo grande contenitore, deve produrre anche “crescita culturale” perché tutti ne possano beneficiare scuole, teatri, accademie, musei, conservatori, università, botteghe di mestieri, et cetera,…anche a livello nazionale. La crescita culturale dei cittadini è indispensabile. Avviene massimamente in questi luoghi, dove si raccontano e trasmettono valori esistenziali, dunque comportamentali, incrementando le RELAZIONI, interne in ogni suo comparto. 
Questi luoghi non nascono lo stesso giorno in cui si intende frequentarli ma, già esistono!
Sono il nostro patrimonio di beni comuni avuto in eredità dalla STORIA, dalle generazioni precedenti. I destinatari rampolli di questo capitale, sono le generazioni future.
Arriva dal passato, da un qualsiasi passato, espresso da un qualsiasi genere di potere. 
La città è, quindi, spazio ETICO ed elettivo che guida e da direzioni. In essa si forma, una precisa IDENTITA’, vero collante della pluralità e diversità sociale  tra cittadini.
Sono spesso capolavori dell’architettura artistica di un passato lontano e recente, sorti per celebrare un autorità dinastica o dittatoriale o rivoluzionaria o democratica. Sono luoghi che conservano la forma, struttura e bellezza della propria contemporaneità. La loro storia é percepita dal cittadino come detentrice   e madre di valori pedagogici esemplari,… formativa di una coscienza civile di ciascuno.
La città, potrebbe essere paragonata ad un libro di storia. Un libro di pagine bianche, scritte poi, nei millenni, dal suo passato, una narrazione semantica, espressione di sistemi culturali descrittivi ma anche costruttivi della sua forma urbana e civile.
Ma come un qualsiasi libro di storia, quello delle città, non riuscirebbe mai a contenere tutti i suoi episodi.
La toponomastica, che è appunto la parte linguistica di ogni città, installa targhe che rimarcano il valore positivo sia dei personaggi che dei posti diventati simboli di merito, onore e lustro per essa.
Il territorio, non dovrebbe esporre solo i simboli di chi li governa o di chi politicamente ( o con le armi)  l’ha conquistato ma tutti quelli che nei secoli hanno lasciato la loro testimonianza. I simboli della MEMORIA non si toccano!...e, non perché rappresentano la grandiosità di qualcuno o qualcosa ma perché sono i segni, le chiare espressioni di una grammatica di significato espressa in frammenti, come una statua, una iscrizione alla memoria, un tempio, una fabbrica, et cetera, utilizzati dal un metodo storico e filologico dell’essere.  
La Storia è appunto ricerca che criticamente indaga e, con cognizione, ordina ed espone gli eventi umani. Perché sottrarre, allo sguardo a-confessionale dello storico o dell’ignorante i segnali di essa doviziosamente distribuiti nello spazio urbano? Perché sottrarre le orme riconosciute come solchi dell’unità? 
Il Movimento Iconoclasta, sarebbe accettabile per alcuni suoi temi purché la sua attività non generasse integralismo e terrorismo, stupido come la eliminazione di immagini selezionate secondo una ideologia o religione d’una unanimistica a visione. 
ORRORE per le due statue di Buddha, scolpite nella roccia 1800 anni fa, nella valle di Bamiyan ,in Afghanistan. patrimonio dell’umanità dell’UNESCO e bombardate e abbattute il 12 marzo del nel 2001 dai talebani.
ORRORE per Hatra nel 2017 e il suo santuario della “Città del Sole (II-III sec. d.C.) distrutta dai terroristi dell’ISIS e molte statue di dignitari e divinità. Hatra è stata salvata dall’ISMEO, Associazione Italiana Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente. Nel 1985 patrimonio Unesco;
ORRORE per di Palmira, con i suoi templi e statue demoliti da sistematiche distruzioni del gruppo terrorista dello Stato Islamico nel 2013;
ORRORE per il Museo di Ninive a Mosul, capitale del grande impero assiro (Iraq) dove sono stati abbattuti capolavori del III millennio e tutte le statue come sistematica distruzione di un patrimonio artistico e culturale appartenente al mondo intero per mano degli integralisti dell’ISIS;
ORRORE, dunque, per tutte le volte che le Religioni o la Ragione, con i suoi dogmi, abbatte o resetta la verità dell’ARTE e della  STORIA.

Bruno Pappalardo

mercoledì 27 maggio 2020

Un'interessante riflessione di Giovanni Cutolo (ns iscritto ) sul concetto di lavoro


Riprendiamo dal blog del Partito del Sud - Napoli una non breve (per cui rimandiamo al link) ma estremamente singolare e interessante riflessione sul concetto di lavoro del nostro iscritto italiano (ma residente a Barcellona) Giovanni Cutolo, referente in Spagna del suddetto partito.





"Intendo qui sommariamente ripercorrere alcune delle vicissitudini dell’attività lavorativa e delle numerose modificazioni semantiche che la parola “lavoro” ha conosciuto nel tempo, soffermandomi in particolare su alcuni dei molti cambiamenti di significato che questo termine ha conosciuto.....


sabato 23 maggio 2020

Un preciso e chiaro contributo sul momento politico europeo di Attilio Stolder, Responsabile/Referente italiano di “Journalists without frontiers”





“ QUALE EUROPA? “

Berna, 23/05/2020

di Attilio Stolder

La pandemia a livello mondiale del Coronavirus ha causato, ovviamente anche in Europa, oltre ai gravi ed ovvi problemi di salute, una serie di difficoltà economiche in particolare in paesi già afflitti da precari se non pesanti bilanci di Stato.
La reazione e i primi interventi di valutazione e proposte a sostegno sviluppate dal “Gotha” (ovvero di chi conduce il gioco economico e finanziario), è stata la solita manfrina del MES. In pratica soldi in prestito da restituire a precise condizioni che hanno rimandato alla memoria di passate e tristi vicende subite dalla Grecia. La cosa poi ha preso altri aspetti un po’ più elastici ed è tutt’ora oggetto di infinite e lunghe discussioni e trattative.
Ho avuto giorni fa la fortuna e l’attenzione di assistere sui social alla diretta organizzata in Italia dal Partito del Sud – Meridionalisti Progressisti (di cui annoveriamo nella nostra associazione la presenza di più iscritti). Erano presenti Musacchio ex parlamentare europeo, Natale Cuccurese Presidente del Partito del Sud, Andrea Del Monaco giornalista ed esperto di Fondi Comune Europei, e Paolo Ferrero Vice Presidente di Sinistra Europea.
Diretta estremamente interessante di cui va dato merito e fatto i complimenti agli amici del Partito del Sud. E riguardo alla diatriba “si all’Europa” o “fuori dall’Europa” molto puntuale e semplicemente saggia la posizione espressa da Paolo Ferrero. L’Europa, piaccia o meno, è qualcosa che c’è e, anzicchè esserci supinamente o reclamare il volerne uscire, bisogna combattere per i valori e le soluzioni progressiste, assieme agli altri popoli del Sud Europa, perché non si ripeta nel continente quello che avviene da sempre in Italia con lo stantio problema Nord/Sud.
Anche noi nella nostra associazione abbiamo il referente olandese Wouter De Wik, quello danese Inger Knudsen, e il finlandese Eemeli Lehtinen…ma sono nostri amici, progressisti come da condizione vincolante per far parte della nostra associazione, e la pensano come noi e si battono contro l’atteggiamento poco condivisibile e solidale dei loro governi.
Quindi, per non prolungarsi oltre, avanti con questa visione e queste battaglie per un’Europa democratica e progressista!

Attilio Stolder (Referente Italia)


lunedì 20 aprile 2020

Considerazioni sulla ricorrenza tra malaffare e politica di Bruno Pappalardo, nostro iscritto di Napoli (Italia)




IL QUADRATO MAGICO ovvero, …il Pio Albergo Trivulzio.

Bruno Pappalardo – 10.04.2020

Eccolo:

R   O   T   A   S 
   O   P   E   R   A    
T    E   N   E   T 
A   R   E   P   O
S   A   T   O   R

E’ un quadrato perfetto! Sono cinque frasi di cinque lettere che si ripetono e possono essere lette in un verso  ma anche nel proprio contrario con un determinato significato.  Sembra uno schema enigmistico.
Venne ritrovato su una colonna a Pompei, su rovine romane di Budapest, su manoscritti medievali. Poi, su papiri e  amuleti  copti ed etiopici ma anche nelle chiese d’Europa. Venne usato come talismano da alchimisti e considerato una effige satanica altresì massonica.
Di primo acchitto si notano alcune cose. Si tratta di decodificare il senso geometrico ma anche il profondo significato teologico e filosofico traducendo le brevi frasi. Alcune lettere formano delle croci centrali. Se si anagrammano le lettere si formano, per ben due volte, le locuzioni di “ Pater Noster ”…è dunque, una figurazione cristiana o ebraica. Tanti dubbi sulle sue origini e interpretazioni filologiche.
Colpisce il fatto che ogni lettera o parola è strettamente connessa all’altra come se esistesse un vincolo chiuso e indissolubile ma generatore di un invisibile movimento annodante, congiunto come forza occulta da disvelare.
Congreghe massoniche? Iniziati o consacrati a sette? Affiliati aricche lobby di banche e religioni? Oppure semplici politici accattoni corrotti, semplici mistici pervertiti e rampanti affaristi? 
Beh, questo emblema, potrebbe essere il simbolo, oggi come ieri,  di un sistema  di interessi privati in esercizio pubblico scoperchiato, ad esempio, da Mani Pulite nel ’92 che arrestava l’ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro di spicco del PSI milanese.
La storia si ripete!
Il 7 di Aprile, il quotidiano “la Repubblica” informava che, la Regione Lombardia, istituiva una commissione di inchiesta sulle morti al Trivulzio. Il presidente imposto, dovrà essere Gherardo Colombo, che, nel ’92 era stato componente del pool di Di Pietro. Aleggia sulla faccenda l’ombra di accuse e indagini dell’anno precedente, quando il governatore della regione Lombardia, Attilio Fontana era stato indagato per abuso d'ufficio insieme a 43 misure cautelari.
Tutto traccia una linea posta tra l’incompetenza organizzativa e il malaffare, un intreccio compatto tra politica e interesse privato. Quando c’è malaffare c’è, cinismo. Inviare dei malati Covid-19 nelle strutture per l’assistenza agli anziani è da criminali.
Il governo ha inviato i suoi ispettori al Pio Albergo Trivulzio e a tutte le altre Rsaper verificate morti sospette. Pare che al Trivulzio siano stati trasferiti, in spregio alle disposizioni di Marzo, malati, in sopravanzo e, dunque, l'ipotesi è quella di diffusione colposa di epidemie e omicidio colposo per aver nascosto casi di Covid mettendo a rischio ospiti e la vita degli operatori ignari.
Il quadrato magico è ancora vivo e vegeto. E’ da almeno prima della tragica distruzione di Pompei del ’79 d.C. La corruzione era ben nota già a Platone che restò colpito della condanna a morte di Socrate, una vera congiura politica mascherata da processo religioso.
Insomma, alla fine, perché dilungarsi tanto su dettagli su tangenti e maneggi per privati interessi?
Diceva P.P.Pasolini: “IO SO” da un suo testo tratto dal Corriere della sera" del 14 novembre 1974, con il titolo "Che cos'è questo golpe?" Non c’è bisogno di cercare troppo: “Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere”.

Bruno Pappalardo

martedì 14 aprile 2020

Una riflessione sul problema europeo del ns. iscritto di Napoli Andrea Balìa




BRUTTA TEGOLA IL CORONAVIRUS PER L’EUROPA…

di  Andrea Balìa

L’idea di Europa va detto che, a prescindere di tutto, non è niente male. Un bel numero di paesi, pur con le loro differenze strutturali, storiche, economiche, politiche del vecchio continente che decidono di stare assieme sotto una stessa moneta, con regole e obiettivi, in un afflato sociale che, tra l’altro, compensi il peso politico ed economico dell’America di Trump, della dilagante e crescente economia della Cina e del peso anche della stessa Russia di Putin.
Ma ai buoni propositi devono seguire i fatti. Già da anni è palese come una concentrazione e leadership di paesi economicamente forti tipo Germania, spesso spalleggiata dalla Francia e in queste ore da alcuni cosiddetti paesi “bassi”, tipo Olanda, condiziona l’operato di questa leadership con regole a proprio uso e consumo ai danni di nazioni sorelle e facenti parte di questa Europa. Inutile rivangare la storia recente che ha subito la Grecia grazie a regole ed imposizioni della Troika al comando.
Ora viviamo a livello mondiale la crisi causata dall’esplosione del contagio del Coronavirus, in cui purtroppo sono state coinvolte nazioni già con un forte debito pubblico come l’Italia e anche la Spagna. Ovvero il Sud dell’Europa, come avvenne per altre ragioni per la nazione ellenica. Si sono chiesti nuovi e speciali interventi come gli ormai famosi Eurobond, superando vecchie e penalizzanti misure come il Mes cui la dirigenza europea insiste a proporre e a far capo tramite la Germania e l’opportunista Olanda che da riconosciuto paradiso fiscale cavalca i suoi discutibili interessi.
Inutile perfino ricordare come i tedeschi sollevati ed aiutati in periodo post bellico con l’abolizione del debito pubblico, retaggio di una guerra da loro causata, dimostrino d’avere una riprovevole memoria corta e figlia d’un autoritarismo fuori luogo che vieta loro di avere l’opportunità di restituire in parte i benefici ricevuti. Ciò è a dir poco vergognoso e i paesi del Sud Europa farebbero bene a insistere e rifiutare silenzi e risposte che mettono in dubbio le ragioni e l’esistenza d’Europa unita.
Scrivo ciò anche come iscritto a “Journalists without frontiers” con queste considerazioni accolte nel blog d’una libera associazione giornalistica europea che si fregia di collaborazioni improntate ad un’idea progressista, come specificato nel proprio statuto, che non può non sottolineare con voci di protesta il poco edificante atteggiamento non fraterno e contraddittorio ai suoi principi di chi è a capo di questa Europa.

Andrea Balìa

giovedì 2 aprile 2020

Arguta disamina sulla cosiddetta "economia socialista di mercato" cinese del nostro iscritto Giovanni Cutolo, italiano residente in Spagna!




02/04/2020

di Giovanni Cutolo

"Con la definizione di “economia socialista di mercato” si indica la struttura economica della Cina odierna, caratterizzata da un sistema misto, che cerca l’equilibrio incestuoso nel tentativo di coniugare le regole del “libero mercato” con quelle della “pianificazione dirigistica”. Sin dal 1949, all’interno di questo sistema, l’autoritarismo politico di un regime social-comunista cerca di farsi compatibile con un’economia di mercato sviluppatasi grazie ai processi di riforma degli anni Ottanta. Tale compatibilità va ricercata nella gradualità con la quale la Cina ha pilotato la ristrutturazione di un sistema economico di tipo marxista orientandolo verso le regole del libero mercato. Questa gradualità, se da una parte è stata un fattore imprescindibile per favorire il successo delle riforme, dall’altra ha lasciato in piedi alcuni fattori di instabilità. Il gradualismo delle riforme ha infatti creato un sistema in cui convivono imprese private e pubbliche, prezzi di mercato e prezzi decisi dalla pianificazione, tutela della proprietà privata e ideologia comunista, concorrenza e interventismo statale. Tutti nodi che, prima o poi, potrebbero venire al pettine.

Comunque, sia pure con notevole ritardo, il capitalismo sociale di mercato ha promosso e consentito il risveglio del gigante cinese, il quale non era mai riuscito ad accumulare le enormi risorse finanziarie necessarie per mettere in moto il cambiamento. E ciò malgrado ci fosse più volte arrivato assai vicino, individuando a più riprese processi innovativi e modalità produttive che avrebbero potuto consentire un cambio di passo e l’ingresso nella modernità. Come nel XIII secolo, quando, per esempio, il figlio del Celeste Impero costumava  decretare la chiusura delle miniere d’oro non appena le riserve del prezioso metallo sembravano essere sufficienti alle necessità di governo dello Stato. Alcuni secoli dopo, quelle enormi risorse finanziarie non mancarono invece all’Occidente e consentirono il passaggio alla modernità, attraverso quella grande trasformazione che fu la Rivoluzione Industriale. Le scoperte tecniche e scientifiche non sarebbero state sufficienti se non fossero state accompagnate da favorevoli condizioni politiche e culturali, ma anche e soprattutto finanziarie. Come quelle che, per l’appunto, si determinarono nell’Europa alla fine del settecento.

Con l’ingresso nel 2001 nel WTO-World Trade Organization, la Cina è diventata ufficialmente e riconosciutamente un player economico mondiale. È uscita dall’isolazionismo che l’aveva contraddistinta fino a quel momento, per divenire una delle BRICS, attuando una rivoluzione straordinaria. La Cina rappresenta ormai un caso assai peculiare, da qualunque lato lo si voglia osservare e giudicare. La Cina si presenta come una nazione guidata rigidamente da un partito centrale che si autodefinisce “comunista”. Economicamente si muove in modo del tutto simile a quello di una potenza “capitalista”. Molti la considerano una “dittatura” ma dimenticano che manca un dittatore in carica. Ma soprattutto sottovalutano l’enorme differenza tra la dittatura di uno e quella di molti. In Cina venerano il compianto presidente Mao, ma si guardano bene dal consentirsi la leggerezza di lasciare il governo del paese al mitico “uomo solo al comando”. Certo, in Cina i valori individuali restano subordinati a quelli della collettività e pertanto la “libertà” è andata ad abitare con il gruppo, lasciando, a noi occidentali, l’impressione di aver abbandonato il “singolo”. Ma è così da i tempi di Confucio. Sta di fatto che la Cina rappresenta oggi il più grande e interessante laboratorio pubblico di elaborazione politica, economica e sociale che ci sia.

Certamente il più avanzato.

Forse l’unico.

E quanto avvenuto durante la pandemia causata dal corona-virus, offre lo spunto per ulteriori motivi di riflessione”.


Giovanni Cutolo

lunedì 17 febbraio 2020

Interessanti riflessioni del nostro iscritto italiano di Napoli Bruno Pappalardo sulle modifiche d'interpretazione e comportamentali delle idee politiche.



L’UNITA’
Bruno Pappalardo, 17.02.2020
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Diciamo che questi due poli, questi due estremi, Destra-Sinistra, alla faccia della Fisica,invero non si erano mai attratti;l’uno trovava il proprio nemico nell’altro …in passato appunto! Ora non è più così.
Colpa del mondo globalizzato che ha rimescolato tutto? Colpa della velocissima e stroppiata comunicazione e informazione digitale? Colpa della perdita di riferimenti geo-ideologici? Colpa di una nuova visione del mondo di cui non si sa e ne si è capito nulla?Colpa del mancato adattamento delle nuove tecnologie e dei nuovi sistemi metodologici produttivi? Quelli che hanno sconquassato il mondo del lavoro, del welfare, dei diritti, dell’organizzazione dei sicuri e indeterminati contratti salariali, - acquisiti nello scorso secolo ma tanto da modificare i comportamenti eil modello di società e di esistenza?
Intanto, mentre il medico studiava la cura, il malato moriva.
Mentre la Sinistra, spiazzata (senza piazza) non riusciva più a ritrovare i suoi antichi valori, si lasciava derubare, dalla Destra, i suoi precipui modelli etici e di unità,… temi cari e propri della Sinistra.
La Destra si è, fatta portavoce addirittura di integrità e rigore morale.
La Destra,per propaganda, ha messo in atto anche dispositivi di assistenzialismo annichilente: reddito di cittadinanza, riduzione dei parlamentari, stipendi e vitalizi (governo giallo-verde) mascherati da soluzioni evangeliche e per gli italiani
La Sinistra non ha saputo più compattare se stessa. Non è riuscita a rintracciare il senso della sua storia! Ossia essere accanto ai deboli, agli sfruttati, ed emarginati e ne siamo, oggi, ancora più convinti, quando assistiamo alla vicinanza d’una sinistra annacquata, sostenere “l’autonomia differenziata”, altro scippo delle poche risorse del Sud.
Chi dall’immediato dall’’Unità al dopoguerra, non veniva difeso da una vera ingiustizia incominciando dalla Ricostruzione del Piano  speciale Marshall? Chi, allora, dalla metà degli anni ‘50 doveva soffrire col Sud  e lottare per le Sue ragioni? A pensarci bene, la Sinistra non fu neppure fautore della Cassa per il Mezzogiorno.
La Sinistra “internazionalista, non poteva interessarsi di un piccolo territorio come il Sud  per una vera unità del Paese!?
Dei 20 milioni, oggi,di meridionali su 60 milioni di italiani, volendo essere freddi calcolatori, potevano diventare voti?
Non è più riuscita a riformarsi perché, nei suoi luoghi storici, il malato da curare non c’era più: la fabbrica e l’operaio politicizzato. Questo era intanto diventato povero e cercava nella politica solo chi lo illudeva di un miserevole aumento del salario o solo come vivere.
Le ideologie sono visioni di un mondo, sono la relazione tra la società e l’individuo nella sua complessità. Il format più vantaggioso di una esistenza possibile. Le ideologie sono sogni attuabili. Sono proiezioni, inconsce e materiali, di un sé che partecipa alla realtà positivista della società. Manca!
Poteva ricompattarsi intorno all’afflizione di queste terre, riconnettendo il Nord col Sud,e non più alla maniera gramsciana per l’Unità” degli operai delle  fabbriche del nord con gli agricoltori del sud, ma per la lotta d’una unità geopolitica.
Lasciato solo, il Sud soggiogato dalla una Storia d’Italia imposta, bugiarda e fraudolenta, ha subito la razzia di Mafie, Stato, e la Politica del Centralismo Nordista.
Il Sud deve sfuggire dalle strette maglie di questi tre pilastri marci dell’immobilismo meridionale insieme ad una nuova Sinistra. Ottenere crediti per saldarsi e connettersi alla grande cultura mediterranea con i suoi uomini, aziende ed eccellenze. Aprire alla ricerca e alle nuove frontiere cibernetiche per nuovi stimoli e intuizioni produttive dei nostri giovani a salvare, lottare per il loro futuro.

Bruno Pappalardo

sabato 8 febbraio 2020

Un contributo del nostro iscritto di Reggio Emilia Natale Cuccurese su l'ultimo numero di LEFT, il settimanale più prestigioso di Sinistra in Italia

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Autonomia differenziata, è Bonaccini il miglior alleato della Lega

Mentre la Repubblica in pochi giorni torna a dar fiato alla Lega Nord, quella della prima ora, con una intervista a Bossi e poi con una a Speroni, che parla ancora di “questione settentrionale”, mi chiedo cosa abbiamo fatto di male per sorbirci vent’anni dopo, come in un romanzo di Dumas, il probabile ritorno al racconto favolistico della Lega antifascista “costola della sinistra”, frutto di una stagione che vede il Pd pronto a far da sponda alla richiesta di autonomia differenziata presentate dalle regioni leghiste, così come da Bonaccini in Emilia Romagna. Un grande errore politico, perché questa richiesta ha nei fatti legittimato la richiesta di secessione della Padania da sempre al primo punto dello statuto della Lega. La ciliegina sulla torta di una serie di errori storici che annichilendo storia e memoria dell’Emilia Romagna, e della sinistra, dimostra, come più volte affermato in campagna elettorale, che Bonaccini e Borgonzoni rappresentavano semplicemente due facce della stessa medaglia neoliberista.
Ora contrabbandare l’aver fermato la Lega alle recenti regionali in Emilia Romagna come una grande vittoria della sinistra fa francamente sorridere. Non a caso Bonaccini non appena eletto ha riaffermato, lanciando quasi un diktat al governo, la volontà di proseguire sulla strada tracciata della richiesta di Autonomia differenziata, confermandosi ancora una volta come il miglior alleato di Fontana e Zaia. Questa “sinistra” che di coraggioso non ha nulla, si dimostra così sempre più succube dell’egemonia culturale della destra italiana, come nel caso della mozione del Parlamento europeo che ha equiparato fascismo e comunismo, non a caso votata dagli europarlamentari del Pd e dalle destre unite, avendone introiettato oltre al neoliberismo rampante anche le più spudorate richieste leghiste che sanno, oltre che di egoismo, anche di un razzismo strisciante, evidente in alcuni slogan della campagna elettorale usati da parte di tutti e due contendenti.

Sono tre le affermazioni ripetute come un mantra da Bonaccini in campagna elettorale per mostrare l’indimostrabile, e cioè come sarebbe temperata e bonaria, a differenza di quella delle regioni leghiste, la sua richiesta di Autonomia differenziata. Vediamo a futura memoria, come i suoi argomenti, sulla base dei testi ad oggi conosciuti e limitandosi alla sola scuola, siano nei fatti simili a quelli leghisti:
Bonaccini: Non chiediamo più soldi e non intendiamo portarne via ad altri. Peccato che l’art. 5 cioè quello delle risorse finanziarie sia uguale per tutte e tre le regioni “secessioniste”, ed afferma che deve essere garantita la spesa “fissa e ricorrente”. Se la spesa deve essere ricorrente e ad esempio per qualsivoglia motivo vi sono minori introiti da parte dello Stato (meno tasse riscosse, crisi economica ecc) e quindi se i soldi da distribuire diventano meno, per garantire queste risorse in maniera “fissa e ricorrente”, così come richiesto in questi accordi che hanno durata minima decennale, diventa evidente che i soldi andranno tolti a qualcun altro, ed è facile immaginare da quali altre regioni sarebbero tolti. Le solite, cioè quelle del Sud. Già ampiamente depredate, visto che il Centro-Nord dell’Italia ha sottratto al Sud una fetta di spesa pubblica, a cui avrebbe avuto diritto in percentuale alle popolazione, di circa 840 miliardi di euro, pari a circa 46,7 miliardi di euro l’anno, come emerso la scorsa settimana dal rapporto Italia 2020 dell’Eurispes, che ha fatto i calcoli relativi al periodo 2000-2017.
Bonaccini ha sempre sostenuto che prima dell’autonomia è necessario definire i Lep Giusto. Peccato però che sulla richiesta ci sia scritto che «qualora non siano stati adottati i fabbisogni standard le regioni (“secessioniste”) dovranno ricevere almeno il valore medio procapite» rapportato ai cittadini residenti . Nella scuola questo è ingiusto perché il calcolo andrebbe fatto sul solo numero degli studenti e non su quello del totale dei cittadini. È un gioco delle tre carte, perché in questo modo l’Emilia Romagna riceve 105 euro a testa in più, la Lombardia 187 euro e il Veneto 75 euro . Complessivamente le tre Regioni prenderebbero quasi 3 miliardi in più, cioè un aumento del 17%. Se invece si applicasse, come giusto, il pro capite per studente le tre Regioni non otterrebbero alcun guadagno e resterebbero in media con le altre. Addirittura con la Legge quadro di Boccia il guadagno ( la rapina) potrebbe essere maggiore perché si tornerebbe alla spesa storica sulla base della quale a Reggio Calabria ci sono 3 asili e a Reggio Emilia 63.
Bonaccini per la scuola dice che vuole solo l’istruzione professionale  Nell’art. 27 si dice che si richiede il “secondo ciclo”, il che sembra intendere l’istruzione di secondo grado, cioè non solo quindi l’istruzione professionale esclusi solo i licei. Nell’Art 28 si richiede l’organizzazione della rete scolastica, programmazione dell’offerta d’istruzione definendo la relativa dotazione dell’organico adottato d’intesa con l’ufficio scolastico regionale, cioè assumere (come precari perché anno per anno) insegnanti in più di quelli assegnati dal Miur, finendo così con l’avere, per la stessa mansione, due contratti diversi e due datori di lavoro diversi. La Regione avrebbe così un controllo diretto sugli insegnanti per realizzare l’integrazione dell’organico, Art. 29 la competenza legislativa del sistema regionale integrato e all’Art. 30 definire la formazione delle fondazioni e le competenze legislative in ordine all’edilizia scolastica. E meno male che la richiesta riguardava la sola istruzione professionale…
Inoltre nell’art. 2 si dice che la Regione Emilia Romagna chiede materie fra cui Norme generali sull’Istruzione, quindi anche sulle relative competenze legislative sull’istruzione. Questo può diventare un utile cavallo di Troia per l’inserimento di tutto e di più dopo l’approvazione, magari facendo fare da battistrada alle regioni leghiste per le richieste più estreme, stando un passo indietro per apparire più equilibrati e meno pretenziosi, così come già fatto in passato con le sollecitazioni ai governi Conte 1 e 2.
La cosa poi veramente risibile di questa vicenda è stato il racconto pressante fatto da politici e media in Emilia Romagna sulla necessità di un voto utile al fine di formare un fronte progressista antifascista per fermare la Lega. Peccato che subito dopo le elezioni Bonaccini abbia reiterato la richiesta di Autonomia differenziata, cioè di politiche egoistiche, simili a quelle leghiste, solo meno becere nel racconto. Contemporaneamente, in vista delle prossime elezioni regionali pugliesi, Renzi e la ministra Bellanova han dichiarato di non volere sostenere l’attuale Presidente, Michele Emiliano, rischiando così seriamente di favorire il centro destra e i leghisti in quella regione. In altre parole quanto sostenuto in Emilia, sulla necessità di un coeso ed esteso fronte per bloccare le destre rampanti, è stato smentito pochi giorni dopo per le elezioni per la Puglia. O forse l’Emilia Romagna vale meno della Puglia nella mente di questo genere di politici progressisti riformisti.
In tutta questa melassa per stomaci forti vengono alla mente le parole di Antonio Gramsci nei Quaderni dal carcere: «La formula del male minore, del meno peggio, non è altro dunque che la forma che assume il processo di adattamento a un movimento storicamente regressivo, movimento di cui una forza audacemente efficiente guida lo svolgimento, mentre le forze antagonistiche (o meglio i capi di esse) sono decise a capitolare progressivamente, a piccole tappe e non di un solo colpo (ciò che avrebbe ben altro significato, per l’effetto psicologico condensato, e potrebbe far nascere una forza concorrente attiva a quella che passivamente si adatta alla «fatalità», o rafforzarla se già esiste)».

Natale Cuccurese è presidente e segretario nazionale del Partito del Sud-meridionalisti progressisti

lunedì 13 gennaio 2020

Una segnalazione del ns referente francese Jacques Dubois



La Sinistra Europea sempre con i lavoratori

di  Jacques Dubois

Sempre dalla parte dei lavoratori che si battono per la difesa ed il miglioramento delle pensioni, come sta succedendo in Francia. Questo il diktat espresso dal Partito della Sinistra Europea. Macron ha dovuto parzialmente fare retromarcia sullo smantellamento del sistema pensionistico nella nostra e sua nazione. La battaglia non ancora esaurita, con modalità specifiche e differenziate ma similari nella sostanza, è purtroppo in atto o bolle sott’acqua anche in altri paesi europei. La Sinistra Europea non può non richiamare al sostegno, condivisione e, dove necessario, mobilitazione in merito delle forze rappresentative ed aderenti al suo partito.

Jacques Dubois