lunedì 20 aprile 2020

Considerazioni sulla ricorrenza tra malaffare e politica di Bruno Pappalardo, nostro iscritto di Napoli (Italia)




IL QUADRATO MAGICO ovvero, …il Pio Albergo Trivulzio.

Bruno Pappalardo – 10.04.2020

Eccolo:

R   O   T   A   S 
   O   P   E   R   A    
T    E   N   E   T 
A   R   E   P   O
S   A   T   O   R

E’ un quadrato perfetto! Sono cinque frasi di cinque lettere che si ripetono e possono essere lette in un verso  ma anche nel proprio contrario con un determinato significato.  Sembra uno schema enigmistico.
Venne ritrovato su una colonna a Pompei, su rovine romane di Budapest, su manoscritti medievali. Poi, su papiri e  amuleti  copti ed etiopici ma anche nelle chiese d’Europa. Venne usato come talismano da alchimisti e considerato una effige satanica altresì massonica.
Di primo acchitto si notano alcune cose. Si tratta di decodificare il senso geometrico ma anche il profondo significato teologico e filosofico traducendo le brevi frasi. Alcune lettere formano delle croci centrali. Se si anagrammano le lettere si formano, per ben due volte, le locuzioni di “ Pater Noster ”…è dunque, una figurazione cristiana o ebraica. Tanti dubbi sulle sue origini e interpretazioni filologiche.
Colpisce il fatto che ogni lettera o parola è strettamente connessa all’altra come se esistesse un vincolo chiuso e indissolubile ma generatore di un invisibile movimento annodante, congiunto come forza occulta da disvelare.
Congreghe massoniche? Iniziati o consacrati a sette? Affiliati aricche lobby di banche e religioni? Oppure semplici politici accattoni corrotti, semplici mistici pervertiti e rampanti affaristi? 
Beh, questo emblema, potrebbe essere il simbolo, oggi come ieri,  di un sistema  di interessi privati in esercizio pubblico scoperchiato, ad esempio, da Mani Pulite nel ’92 che arrestava l’ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro di spicco del PSI milanese.
La storia si ripete!
Il 7 di Aprile, il quotidiano “la Repubblica” informava che, la Regione Lombardia, istituiva una commissione di inchiesta sulle morti al Trivulzio. Il presidente imposto, dovrà essere Gherardo Colombo, che, nel ’92 era stato componente del pool di Di Pietro. Aleggia sulla faccenda l’ombra di accuse e indagini dell’anno precedente, quando il governatore della regione Lombardia, Attilio Fontana era stato indagato per abuso d'ufficio insieme a 43 misure cautelari.
Tutto traccia una linea posta tra l’incompetenza organizzativa e il malaffare, un intreccio compatto tra politica e interesse privato. Quando c’è malaffare c’è, cinismo. Inviare dei malati Covid-19 nelle strutture per l’assistenza agli anziani è da criminali.
Il governo ha inviato i suoi ispettori al Pio Albergo Trivulzio e a tutte le altre Rsaper verificate morti sospette. Pare che al Trivulzio siano stati trasferiti, in spregio alle disposizioni di Marzo, malati, in sopravanzo e, dunque, l'ipotesi è quella di diffusione colposa di epidemie e omicidio colposo per aver nascosto casi di Covid mettendo a rischio ospiti e la vita degli operatori ignari.
Il quadrato magico è ancora vivo e vegeto. E’ da almeno prima della tragica distruzione di Pompei del ’79 d.C. La corruzione era ben nota già a Platone che restò colpito della condanna a morte di Socrate, una vera congiura politica mascherata da processo religioso.
Insomma, alla fine, perché dilungarsi tanto su dettagli su tangenti e maneggi per privati interessi?
Diceva P.P.Pasolini: “IO SO” da un suo testo tratto dal Corriere della sera" del 14 novembre 1974, con il titolo "Che cos'è questo golpe?" Non c’è bisogno di cercare troppo: “Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere”.

Bruno Pappalardo

martedì 14 aprile 2020

Una riflessione sul problema europeo del ns. iscritto di Napoli Andrea Balìa




BRUTTA TEGOLA IL CORONAVIRUS PER L’EUROPA…

di  Andrea Balìa

L’idea di Europa va detto che, a prescindere di tutto, non è niente male. Un bel numero di paesi, pur con le loro differenze strutturali, storiche, economiche, politiche del vecchio continente che decidono di stare assieme sotto una stessa moneta, con regole e obiettivi, in un afflato sociale che, tra l’altro, compensi il peso politico ed economico dell’America di Trump, della dilagante e crescente economia della Cina e del peso anche della stessa Russia di Putin.
Ma ai buoni propositi devono seguire i fatti. Già da anni è palese come una concentrazione e leadership di paesi economicamente forti tipo Germania, spesso spalleggiata dalla Francia e in queste ore da alcuni cosiddetti paesi “bassi”, tipo Olanda, condiziona l’operato di questa leadership con regole a proprio uso e consumo ai danni di nazioni sorelle e facenti parte di questa Europa. Inutile rivangare la storia recente che ha subito la Grecia grazie a regole ed imposizioni della Troika al comando.
Ora viviamo a livello mondiale la crisi causata dall’esplosione del contagio del Coronavirus, in cui purtroppo sono state coinvolte nazioni già con un forte debito pubblico come l’Italia e anche la Spagna. Ovvero il Sud dell’Europa, come avvenne per altre ragioni per la nazione ellenica. Si sono chiesti nuovi e speciali interventi come gli ormai famosi Eurobond, superando vecchie e penalizzanti misure come il Mes cui la dirigenza europea insiste a proporre e a far capo tramite la Germania e l’opportunista Olanda che da riconosciuto paradiso fiscale cavalca i suoi discutibili interessi.
Inutile perfino ricordare come i tedeschi sollevati ed aiutati in periodo post bellico con l’abolizione del debito pubblico, retaggio di una guerra da loro causata, dimostrino d’avere una riprovevole memoria corta e figlia d’un autoritarismo fuori luogo che vieta loro di avere l’opportunità di restituire in parte i benefici ricevuti. Ciò è a dir poco vergognoso e i paesi del Sud Europa farebbero bene a insistere e rifiutare silenzi e risposte che mettono in dubbio le ragioni e l’esistenza d’Europa unita.
Scrivo ciò anche come iscritto a “Journalists without frontiers” con queste considerazioni accolte nel blog d’una libera associazione giornalistica europea che si fregia di collaborazioni improntate ad un’idea progressista, come specificato nel proprio statuto, che non può non sottolineare con voci di protesta il poco edificante atteggiamento non fraterno e contraddittorio ai suoi principi di chi è a capo di questa Europa.

Andrea Balìa

giovedì 2 aprile 2020

Arguta disamina sulla cosiddetta "economia socialista di mercato" cinese del nostro iscritto Giovanni Cutolo, italiano residente in Spagna!




02/04/2020

di Giovanni Cutolo

"Con la definizione di “economia socialista di mercato” si indica la struttura economica della Cina odierna, caratterizzata da un sistema misto, che cerca l’equilibrio incestuoso nel tentativo di coniugare le regole del “libero mercato” con quelle della “pianificazione dirigistica”. Sin dal 1949, all’interno di questo sistema, l’autoritarismo politico di un regime social-comunista cerca di farsi compatibile con un’economia di mercato sviluppatasi grazie ai processi di riforma degli anni Ottanta. Tale compatibilità va ricercata nella gradualità con la quale la Cina ha pilotato la ristrutturazione di un sistema economico di tipo marxista orientandolo verso le regole del libero mercato. Questa gradualità, se da una parte è stata un fattore imprescindibile per favorire il successo delle riforme, dall’altra ha lasciato in piedi alcuni fattori di instabilità. Il gradualismo delle riforme ha infatti creato un sistema in cui convivono imprese private e pubbliche, prezzi di mercato e prezzi decisi dalla pianificazione, tutela della proprietà privata e ideologia comunista, concorrenza e interventismo statale. Tutti nodi che, prima o poi, potrebbero venire al pettine.

Comunque, sia pure con notevole ritardo, il capitalismo sociale di mercato ha promosso e consentito il risveglio del gigante cinese, il quale non era mai riuscito ad accumulare le enormi risorse finanziarie necessarie per mettere in moto il cambiamento. E ciò malgrado ci fosse più volte arrivato assai vicino, individuando a più riprese processi innovativi e modalità produttive che avrebbero potuto consentire un cambio di passo e l’ingresso nella modernità. Come nel XIII secolo, quando, per esempio, il figlio del Celeste Impero costumava  decretare la chiusura delle miniere d’oro non appena le riserve del prezioso metallo sembravano essere sufficienti alle necessità di governo dello Stato. Alcuni secoli dopo, quelle enormi risorse finanziarie non mancarono invece all’Occidente e consentirono il passaggio alla modernità, attraverso quella grande trasformazione che fu la Rivoluzione Industriale. Le scoperte tecniche e scientifiche non sarebbero state sufficienti se non fossero state accompagnate da favorevoli condizioni politiche e culturali, ma anche e soprattutto finanziarie. Come quelle che, per l’appunto, si determinarono nell’Europa alla fine del settecento.

Con l’ingresso nel 2001 nel WTO-World Trade Organization, la Cina è diventata ufficialmente e riconosciutamente un player economico mondiale. È uscita dall’isolazionismo che l’aveva contraddistinta fino a quel momento, per divenire una delle BRICS, attuando una rivoluzione straordinaria. La Cina rappresenta ormai un caso assai peculiare, da qualunque lato lo si voglia osservare e giudicare. La Cina si presenta come una nazione guidata rigidamente da un partito centrale che si autodefinisce “comunista”. Economicamente si muove in modo del tutto simile a quello di una potenza “capitalista”. Molti la considerano una “dittatura” ma dimenticano che manca un dittatore in carica. Ma soprattutto sottovalutano l’enorme differenza tra la dittatura di uno e quella di molti. In Cina venerano il compianto presidente Mao, ma si guardano bene dal consentirsi la leggerezza di lasciare il governo del paese al mitico “uomo solo al comando”. Certo, in Cina i valori individuali restano subordinati a quelli della collettività e pertanto la “libertà” è andata ad abitare con il gruppo, lasciando, a noi occidentali, l’impressione di aver abbandonato il “singolo”. Ma è così da i tempi di Confucio. Sta di fatto che la Cina rappresenta oggi il più grande e interessante laboratorio pubblico di elaborazione politica, economica e sociale che ci sia.

Certamente il più avanzato.

Forse l’unico.

E quanto avvenuto durante la pandemia causata dal corona-virus, offre lo spunto per ulteriori motivi di riflessione”.


Giovanni Cutolo