giovedì 22 agosto 2019

Com'è strutturata la politica in Gran Bretagna

contributo sull'organizzazione politica britannica del ns referente inglese Isla Patel :

INFORMAZIONI NON SEMPRE CONOSCIUTE SULLA POLITICA DEL REGNO UNITO
di  Isla Patel

Il sistema politico del Regno Unito ha una sua atipicità non riscontrabile in nessun paese europeo. Esso è costituito da un insieme di parlamentarismomonarchia e democrazia. Il primo ministro è anche capo del governo. Il potere esecutivo è esercitato dal governo, quello legislativo sia dal governo che dalle due camere del Parlamento, la House of Lords e la House of Commons. Quello giudiziario è indipendente da esecutivo e legislativo.
Il sistema di governo del Regno Unito, denominato Sistema Westminster, è stato adottato anche da altri paesi, come Canada, India, Australia, Nuova Zelanda, Syngapore, Malaysia e Giamaica, motivato ed ereditato dal tempo in cui facevano parte dell'Impero britannico.
Alcuni poteri legislativi ed amministrativi dalla fine degli anni ’90 sono stati devoluti alla Scozia, al Galles e all'Irlanda del Nord, ridimensionando il ruolo del Parlamento di Londra.



La regina Elisabetta II
Oggi il Sovrano ha un ruolo limitato,continua però ad esercitare tre diritti essenziali: il diritto ad essere consultato, il diritto di consigliare e il diritto di mettere in guardia. I veri poteri della posizione del Monarca nella Costituzione Britannica non devono essere sottovalutati. Il monarca ha molti poteri, da usare però con discrezione. Ricopre il ruolo necessario di capo di Stato e, nel caso dell'approvazione di una legge minacciante la libertà e la sicurezza dei cittadini britannici, il Monarca può negare il suo assenso, libero dalle correnti politiche dei partiti. Il monarca non è rimovibile in quanto egli è comandante in capo delle forze armate che giurano fedeltà a lui e soltanto a lui.
Informazioni che riteniamo utili per comprendere l’atipicità del sistema politico britannico, che riteniamo abbiano un suo peso nei rapporti con gli altri stati europei col conseguente problema “brexit” in essere.
Isla Patel






domenica 11 agosto 2019

Contributo sull'arte del ns iscritto di Napoli Bruno Pappalardo ...



IL GENIO ITALIANO

di Bruno Pappalardo – 11.08.2019

 



Umberto Boccioni studia un corpo nudo che cammina, …corre.
Potremmo anche dire che corre nella realtà moderna. Ne fa una statua e, in quanto tale esprime l’immobilità, concetto scontatamente “classico”.
Avevano provato sia il Bernini con “Apollo e Dafne”, ovvero l’azione che si compie, l’attimo dell’evento in cui si generano nuove forme e tutto si deforme, che la plastica di Auguste Rodin col suo “ Uomo che cammina” dove le intersezioni dei muscoli sotto la pelle e in superficie si muovono sotto la luce.
Neppure la scomposizione ritmica di “ Nu descendant un escalier” ( uomo che scende le scale ) di Marcel Duchamp, può essere paragonata perché la forma è una e non può essere frammentata.
No! Boccioni non vuole suggerire un movimento che sta avvenendo, il gesto anche repentino o violento, ma realizzare una statua, una vera e propria statua,…simulacro della dinamicità del suo tempo o quello che essi indicavano, come il dover “essere”, come progetto futuro, … quello che l’uomo era destinato a formare.

Voleva realizzare un MONUMENTO all’ ” UOMO VELOCE” (Forme uniche nella continuità dello spazio, 1913)
La velocità e costante e incessante, come la fissità dell’attività cosmica.
Nessuna simulazione di movimento, dunque, ma la forma permanente e assuefatta.
Una apodittica rappresentazione di un corpo che sotto gli effetti dell’azione tumultuosa della dinamicità, della rapidità, della velocità si de-forma e, forse senza neppure saperlo inventa l’aerodinamicità, un concetto, che sarà tanto utile alla modernità.
Sintetizza l’anatomia del corpo che si sfoglia e sguscia nello spazio. L’anca è uno snodo arroncigliato di ossa e muscoli e i pettorali, le gambe, i polpacci, sotto la pressione delle correnti del vento, sfaldano trasformandosi in alette come un nuovo Mercurio. Il resto si sdoppia nelle forme che sembrano mostrare più lati del corpo fissati nella retina.  

L’Arte , in fondo, non riesce a separarsi al concorso di formazione della società. E’ sempre stata espressione dell’ideologia del sistema culturale come quello della politica, dell’economia e della scienza, soprattutto negli ultimi tre secoli. Boccioni dei primordi dell’anteguerra e del fascismo.
La storia degli artisti e quella delle loro arti, ha compartecipato sinergicamente a rappresentato la società in tutti i suoi aspetti, - siano state rivoluzioni sanguinose o silenziose o conquiste tecnologiche e scientifiche sulla natura oppure la sconfitta dei morbi che affliggono l’uomo comune

L’ARTE è, dunque, LA FORMA DELLA SOCIETÀ.

Boccioni, come Balla, Carrà, Depero, Sant’Elia e altri, aderisce al Manifesto Letterario di F.T. Marinetti del 1909 e poi, solo un anno dopo, a quello della pittura,...
Come tutte le “ rivoluzioni”, come tutte le avanguardie, ogni parte di se, si rivolge ad un estremismo polemico. Quello che in realtà si chiede è un aumento della produzione. In effetti il lavoro, lavoro per tutti per il benessere collettivo. Allora la rivoluzione ( ovviamente non tutte però hanno in comune delle caratteristiche) diventa “industriale” . E’ sempre, o spessissimo, una spinta verso la borghesia merciaia e imprenditoriale.

La BORGHESIA ci ha campato sulle “RIVOLUZIONI”.

Anche il Futurismo parlava del “Genio Primario Italiano” .

Si diceva, infatti, vicino alle masse ma non si interessava degli operai, si dichiarava europeista ma nel senso di unificare tutti i paesi che la pensavano come loro e identificando negli intellettuali, l’aristocrazia del futuro. Insomma certi aspetti si ripropongono e spesso, nella riproposizione si generano danni maggiori della prima.

La vera rivoluzione, la vera avanguardia è quella realmente legata ai luoghi di produzione, alla sanità e istruzione negata ma uguale per tutti, salvando i diritti e il reddito da lavoro. Ogni vera rivoluzione è quella che ha sempre salvato i principi morali indicati dalla comunità umana; non l’europeismo, no l’internazionalismo ma solo l’universalità del Bene.


Bruno Pappalardo

mercoledì 7 agosto 2019

Sulla proposta in Italia del "Regionalismo differenziato"....

Contributo su una discussa proposta di legge del nostro nuovo iscritto Natale Cuccurese, napoletano residente in Emilia Romagna, nonchè Presidente del Partito del Sud - Meridionalisti Progressisti :


REGIONALISMO DIFFERENZIATO: SON TUTTI “VIRTUOSI” COI SOLDI DEGLI ALTRI


di Natale Cuccurese



Il Regionalismo differenziato si sta dimostrando, man mano che si svelano le carte, sempre più come un progetto iniquo, egoistico e neoliberista, che divide l'Italia e penalizza principalmente il Sud, ma che, aprendo ovunque alle privatizzazioni, a partire da temi fondamentali quali scuola e salute, va a colpire anche il Nord, nelle fasce meno tutelate della popolazione, come lavoratori, studenti e pensionati.

Oggi è legittimo domandarsi se potremo ancora considerarci un’unica nazione qualora il governo Conte approvasse l’autonomia legislativa e fiscale della Lombardia, del Veneto, dell’Emilia Romagna ed eventualmente, delle altre regioni che la richiederanno.  La nostra è una costruzione nazionale e sociale delicata, molto complicata, fatta di culture e storie condivise. E’ il frutto di un vincolo di cittadinanza, motivato da memorie e sentimenti comuni, un patto di lealtà e solidarietà nazionale, del sentirsi uguali pur vivendo in zone diversamente sviluppate. Ebbene questo vincolo potrebbe rompersi dinanzi alla concessione dell’autonomia regionale.

Dieci anni fa dissero di voler fissare i livelli essenziali di prestazione (Lep) e i fabbisogni standard perché non vi fossero cittadini di serie A e cittadini di serie B. Dopo dieci anni questi parametri, per volontà politica, ancora non solo non ci sono, ma addirittura la Lega, che ora si spaccia per partito nazionale, porta avanti una inedita forma di “nazionalismo secessionista”, come lo definisce Isaia Sales, unico caso al mondo, che si estrinseca mediante un razzismo che oltre che etnico è anche territoriale. Cos’è se non “razzismo territoriale” ritenere che alcuni italiani, se abitanti di alcune particolari regioni, valgono di meno di altri italiani? La cosa agghiacciante è che, in questo delirante scenario secessionista, la Lega trova sponde in parte del Pd, come nel caso dell’Emilia-Romagna, dove il Presidente Bonaccini si è posto all’inseguimento della Lega e, come detto recentemente da Luciano Canfora in una intervista sul Manifesto, “Anche questo disgusta. Ma come può il Pd pensare di recuperare nel centro-sud con una proposta simile a quella di Zaia “. Il tutto assume una veste patetica, visto che già si può prevedere con ragionevole certezza, in vista delle elezioni Regionali, la chiamata all’unione delle forze progressiste per un fronte comune, che esprima un “voto utile”, in nome dell’antifascismo e del contrasto a quella stessa Lega di cui si clonano le richieste...

Il cittadino che non risiede in aree ricche si appresta così a ricevere meno servizi e avere meno opportunità, così che i gap dei servizi, nella scuola, sanità, asili, risorse di sostegno all’apparato produttivo e alle infrastrutture, diventerà “legittimo e codificato per legge”. Non saranno più considerati un esito  involontario di una particolare storia nazionale, e perciò da superare, ma un privilegio etnico-territoriale, immodificabile, dovuto a una sorta di superiorità di stampo, se non razziale, almeno misticista-protestante.

Tutte fandonie, ovviamente, anche alla luce che del fatto che l'intera spesa pubblica pro capite al Sud è 13.394 Euro, mentre al Nord è di 17.065 Euro (media 2014-2016). Cioè sono ben 61 miliardi, quelli che il Nord riceve in più grazie al trucco della spesa storica: in altre parole son tutti “virtuosi” con i soldi degli altri.

Con il regionalismo differenziato il divario non potrà che aggravarsi: infatti, con la proposta del Veneto di trattenere il 90% dei tributi nei territori, mancheranno al bilancio dello Stato 190 miliardi su 751. Una visione oltremodo miope quella del Nord, visto che il mercato meridionale vale il triplo delle esportazioni del nord nei paesi UE.

Ai tagli ai servizi pubblici, alle privatizzazioni, alla mancanza di lavoro, alla precarizzazione dello stesso e al contenimento dei salari, ispirati anche dalle politiche neoliberiste di Bruxelles, si aggiungerà questo “ Regionalismo” come detonatore del malcontento di una gran parte del Paese, preparando così un periodo di tensioni e scontri sociali come mai prima d’ora nella storia repubblicana. La nazione diverrebbe matrigna per alcuni cittadini e per alcune aree che hanno la colpa di essere cresciute meno di altre. Si finirebbe per punire il luogo in cui si è nati creando le condizioni per la protesta prima, il disordine poi, con conseguente possibile balcanizzazione finale del Paese.

La “secessione dei ricchi” impone a tutti noi l’impegno a non abbandonare la lotta per portare al centro dell’agenda politica i temi della questione meridionale, da un punto di vista gramsciano, come da sempre affermiamo noi del Partito del Sud.

L’Italia può ripartire solo con un progetto di Governo che si esalti nell’annullare le differenze, non nell’aumentarle, soprattutto alla luce del Rapporto Svimez 2019 che presenta scenari apocalittici per il Sud. Il fascio pentaleghista, il governo più a destra della storia repubblicana, ha spostato l’attenzione del Paese, anche con la vergognosa approvazione del decreto sicurezza bis, su di una emergenza migranti che, stando alle cifre, non esiste, mentre il Sud si svuota.
In 15 anni oltre 2 milioni di persone sono emigrate dal Mezzogiorno, il cui Pil nel 2019 scenderà sotto zero.
Il futuro del Meridione non è mai stato a rischio come adesso.


Natale Cuccurese

sabato 3 agosto 2019

Riflessioni sull'ultimo libro di Mèny da Jacques Dubois


Il nostro referente francese Jacques Dubois ci invia un suo articolo sul filosofo Yves Mèny e il suo ultimo libro “Popolo ma non troppo” ..da comprare subito!




31/07/2019

di Jacques Dubois

Nel libro di Yves Meny emergono analisi sulle democrazie occidentali danneggiate dall’eccesso di neoliberismo. I populismi fanno sì che si attraversi una fase cruciale in Occidente, causa un liberalismo che ha dato modo di riconoscere i diritti individuali ma si è andati troppo oltre. Il tutto a scapito dei legami tra i singoli, dei partiti e delle famiglie, causa anche le nuove tecnologie, minando lo spirito dello Stato e del governo, sempre meno rappresentativo del popolo e degli elettori.
Va quindi corretto l’eccesso di liberalismo e sarà compito di una vera Unione Europea superare le attuali crisi democratiche, La democrazia vera non ha alternative credibili che di certo non sono l’anarchia o i regimi autoritari. Le risposte non sono di sicuro i regimi di Putin, Trump o dell’italiano Salvini. I Podemos o i Syriza non devono perdere smalto. La democrazia sopravviverà…essendo un libro aperto a cui mancano ancora pagine da scrivere!

Jacques Dubois

giovedì 1 agosto 2019

Info su evento a Capri segnalato da Andrea Balìa




COMUNICATO STAMPA

Mercoledì 31 luglio al Cinema Internazionale
con il film di Finazzer Flory con Rai Cinema premiato a Las Vegas si è conclusa la rassegna teatrale cinematografica "Capri omaggio a Leonardo" curata da Massimiliano Finazzer Flory e Patrocinata dal Comune di Capri



Capri 30 luglio 2019.


 Presso il Cinema Internazionale di Capri mercoledì 31 luglio ore 21.30 ad ingresso libero proiezione alla presenza di Massimiliano Finazzer Flory regista e interprete del film “Essere Leonardo da Vinci. Un’intervista impossibile” pluripremiato negli Stati Uniti.
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=-sQQrKCHqsk
Un film unico nel suo genere dedicato a Leonardo da Vinci in occasione dei 500 anni della scomparsa del genio universale dove set e opere d’arte sono tutti autentici dalla casa natale di Leonardo a Vinci fino allo Château Royal d'Amboise e la dimora dove Leonardo è scomparso a Clos-Lucé e ancora a Vigevano le Scuderie, le Sotterranee, la Strada coperta, il Castello. A Milano: San Sepolcro, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, gli “Orti di Leonardo”, la Sacrestia del Bramante, il Castello Sforzesco, la Sala delle Asse, l’Archivio di Stato dove è stato girato l’unico l’autografo di Leonardo esistente al mondo. Infine alle cascate dell´Acquafraggia studiate dal genio. E naturalmente Firenze con la Basilica di Santa Maria Novella e l’Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella per mettere in scena il Leonardo botanico. Nel cast oltre a Finazzer Flory, Gianni Quillico, Jacopo Rampini, Michela Lucenti, Silvia Carusillo e Julia Kent.
Girato tra Stati Uniti, Francia e Italia l’incredibile make-up del volto di Finazzer e una recitazione coreografica che incarna il corpo di Leonardo ci restituisce non solo la sua storia ma anche in termini registici e di questo forse uno dei valori più importanti dell’opera l’influenza di Leonardo anche nella nostra estetica cinematografica.
Un'icona universale, 500 anni dopo la sua morte. Un film che tiene insieme l'originalità linguistica attraverso il linguaggio del Rinascimento e la qualità tecnologica del nostro tempo.

Andrea Balìa