giovedì 10 giugno 2021

Riflessioni del ns iscritto di Napoli (Italia) Bruno Pappalardo....

 

                                     QUANDO LA MORTE E’ SOLO COMMEDIA!

                                                                   

Bruno Pappalardo – 03.06.2021

 Quando apro un quotidiano, oppure quando mi sintonizzo su un TG qualsiasi, giunge forte e chiaro, la percezione di trovarmi a scostare il doppio telo che apre sulla platea di un teatro pronta applaudire un nuovo spettacolo, sempre lo stesso, una nuova “sceneggiata”.

Della realtà scenica siamo stati informati dell’inganno rappresentativo ma di quella del nostro quotidiano, quella oggettiva di tutti i giorni, NO! Continuiamo a credere d’essere attori e autori del nostro autonomo raziocinio, di possederne il controllo delle cose. Illusione, infantile faciloneria.

I Fatti vengono diffusi da un’altra e più infida realtà, l’ “Informazione”.

Generalmente fake, cazzate confezionate ad arte e deliberatamente dalla Politica oda interessi editoriali, vengono somministrate alla gente comune che riesce a percepirne i contorni e il doppiogioco “istituzionale”di una ’immonda commedia:… parlo di morti,…accidenti!

Domanda: “ha maggiore peso la morte di un singolo uomo/donna, oppure tanti uomini e tante donne e bambini deceduti per disastri o bombardamenti operché annegati nel mare dell’indifferenza (europea) o pandemia o eccidio “? Direte, …ma questo che c’entra? Mi spiego!

La vita di un singolo vale immensamente! La vita di mille persone vale qualcosina in più! Si obbietterà che la “vita umana non è un fatto contabile”. Giusto!

Non comprenderei, però, perché commemoriamo nel “Giorno della Memoria” le vittime dell'Olocausto, se non fosse per l’enormità del numero delle vittime. Sei milioni di ebrei? Non capirei la conta, ogni giorno, dell’ennesima uccisione di una donna per mano dei propri compagni se non equivalesse anche a quella di tant’altre donne, (1 ogni 3 giorni, c/a 110 in un anno).

Non riuscirei a comprendere il racconto della morte di Luana, la ventiduenne di Prato, schiacciata da un rullo nella fabbrica tessile dove lavorava,  se non significasse anche un luttuoso elenco di circa 1300 morti sul lavoro (c/a 3 ogni giorno) in un anno? Hanno un significato questi numeri? Direi. … eccome!

Ma se queste morti hanno, oltre al valore numerico anche quello etico e umano, perché, allora, veniamo ossessionati da descrizioni minuziose e tecniche sui freni della funivia di Stresa o dei tiranti in acciaio del Ponte Morandi o della scomparsa della povera Denise? Perché scegliere vicende in cui sono presenti meno vittime? Vogliamo informiamo la gente di quello che, in maggior misura, ci conviene dire.

Parimenti, non parlare mai delle vittime sulle autostrade? (133.598 incidenti, 180.474 feriti, 1.505 decessi) Le vite umane, sulle strade disturberebbero gli istituti assicurativie verrebbe penalizzato tutto l’indotto dell’auto, dalla F!, al digitale, agli accessori sofisticati e design. Un disastro!

Neppure della morte sul lavoro si parla! Il caso Luana D’Orazio nasce solo perché racconta i sogni d’una ragazza-madre in cerca di futuro nello sfavillante mondo dello spettacolo, dunque “Bella e Donna” altrimenti nisba! Perché? Parlarne troppo pesterebbe i calli agli imprenditori ( i costi sulla sicurezza non riescono ad entrare nei bilanci) e alla politica costretta a prendere drastici  provvedimenti ( vedi ILVA).

Il “femminicidio” invece funziona editorialmente molto bene! Sotto l’aspetto della forza attrattiva e morbosa della spettacolarizzazione del dolore. le terribili vicende, diventano ciascuna, un irripetibile dramma da cui trarre una narrativa thrilling infinita. La donna viene uccisa due volte.  Le morti bianche neppure una volta.

Solo 5 giorni e saranno 40 anni dalla vicenda di Alfredino caduto in un pozzo artesiano. L’Italia tutta irreparabilmente addolorata, doveva essere distratta. Vergogna!

Bruno Pappalardo