domenica 8 settembre 2019

Natura, Cultura e Progetto..di Giovanni Cutolo

Pubblichiamo un pezzo con attenzione al Sud Italia di Giovanni Cutolo, nostro nuovo iscritto italiano ma residente in Spagna vicino Barcellona, cui diamo il benvenuto.



NATURA, CULTURA E PROGETTO

Caratteristica peculiare dell’uomo è l’innata capacità, grazie alla parola e alla scrittura, di vivere nella Storia accumulando conoscenza e pertanto cultura. Questa stessa cultura modella il divenire dell’uomo e finisce per diventare la sua seconda e“più vera” natura. Vivere storicamente, elaborando una sua propria cultura, ha consentito all’uomo quella formidabile capacità di controllo sul tempo e sullo spazio che gli ha consentito quella visione che nessun altro mammifero ha mai raggiungere, a causa del suo assoggettamento ai ritmi dell’istinto. La cultura rende l’uomo padrone del suo destino e protagonista della sua storia. Grazie alla sua capacità di “vivere secondo progetto” l’uomo va modificando l’originario contesto primigenio trasformandolo in contesto culturale, un contesto ben più naturale del caos primordiale, ben più naturale di quel disordine originario che, erroneamente, viene considerato come natura. Arnold Gehlen osserva come, lungo tutto il suo lungo percorso attraverso il tempo, l’uomo abbia preso gradualmente possesso dello spazio e dell’ambiente, nel tentativo di affrancarsi dall’Uroboros ancestrale, acquisendo una sempre maggiore coscienza di sé; lasciandosi alle spalle i miti della preistoria e imparando a costruirsi la sua propria storia mediante il continuo incessante sviluppo della sua propria cultura. Al punto che questa cultura è finalmente divenuta come già detto, la sua seconda natura, quella più autentica e più vera, la sua natura più naturale.
Si pensi, per esempio, alle Langhe piemontesi o alla Baviera tedesca, territori che sono l’eccezionale risultato virtuoso di un progetto paesaggistico realizzato durante secoli. Un progetto fatto da innumerevoli interventi dell’uomo sullo spazio preesistente, un’opera di ingegneria agricola e idraulica che ha ordinato eripartito i filari di vigne alternandoli ai boschi, ha irreggimentato e incanalato i corsi d’acqua, ha disegnato i sentieri e le strade. Le stesse cose si potrebbero dire per le Langhe piemontesi e per tante altre porzioni di territorio, luoghi tutti che, paradossalmente, appaiono assai più “naturali” di quanto non appaia la foresta amazzonica. Certamente più naturali di quello che possiamo immaginare fosse, centinaia di migliaia di anni fa, lo stato originario di quei territori che oggi chiamiamo Langhe e Baviera.
Saper progettare è, prima ancora che una professione, un’attitudine precipua dell’uomo, la caratteristica che lo identifica lo differenzia da tutti gli altri mammiferi. Con buona pace dei miei amici architetti, si può ragionevolmente sostenere che tutti gli uomini sono, sia pure in misura diversa fra loro, capaci di progetto, essendo indotti – anzi, obbligati - a vivere proprio secondo progetto al fine di compensare le strutturali carenze istintuali. Per uscire dal vicolo cieco in cui l’uomo si è infilato e per tentare di risolvere la crisi che stiamo attraversando, non c’è altra scelta che battersi per cambiare le cose partendo dall’elaborazione di un programma politico globale e locale, capace di sfruttare al megliola nostra capacità, grande e unica, di progettare. Oggi più che mai il progetto deve essere lo strumento per costruire il nuovo e, soprattutto,riparare e ricostruire il vecchio.
C’è grande bisogno di progetto anche in Italia dove,sin dall’unità del paese, voluta e realizzata militarmente dall’indebitato Nord piemontese, “contro” il florido Sud delle due sicilie. Diversamente da quanto, da quasi centosessant’anni, si cerca pervicacemente di far credere, non è vero che il Sud rappresenti una palla al piede per lo sviluppo dell’Italia. Al contrario, il Sud potrebbe essere il punto di partenza e il motore per il rilancio dell’intero paese, mettendo in atto un coraggioso progetto politico, nazionale ed europeo. Per conseguire questo risultato occorre, innanzitutto,combattere l’ignoranza investendonella scuola e puntando sull’educazione e sull’istruzione dei giovani e dei meno giovani.

Giovanni Cutolo

SantCebrià de Vallalta, 23 agosto 2019


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