Riflessioni politiche/geografiche europee del nostro iscritto Giovanni Cutolo :
STATI,
REGIONI E CITTA’
La civiltà ha la sua
origine nelle città del Mediterraneo, tremila anni fa. Atene, Sparta e Corinto
esistevano prima della Grecia, Alessandria, Tebe e Il Cairo prima dell’Egitto,
Roma, Napoli e Siracusa prima dell’Italia. In effetti, l’idea di Nazione si
afferma in Europa duecento anni fa. Quando grazie al crollo dell’Impero Austro-Ungarico,
nascono l’Italia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria, la Serbia, la Croazia,
la Slovacchia e molte altre nazioni ancora.
Ha ragione il sindaco di
Napoli Luigi De Magistris quando dice che bisognerebbe rivedere il ruolo dello
Stato-Nazione e ripensare quello delle Città-Stato.
Oltre il 50% della
popolazione mondiale vive nelle città e si stima che nel 2030 questa
percentuale potrebbe superare il 70%. Appare molto probabile che le nuove
città, le smart-city,più vicine alle
esigenze dei cittadini, potrebbero attendere meglio delle nazioni ai loro bisogni.Come
documenta il filosofo tedesco Peter Sloterdijk, le nazioni sono ormai divenute dei
mostri organizzati fondamentalmente per presiedere al prelievo fiscale.Lo
Stato-Nazione considera i contribuenti come sudditi e non come cittadini, trattandoli
come soggetti lontani e passivi, da spremere in nome del cosiddetto bene
pubblico nazionale. Inoltre, lo Stato-Nazione agisce politicamente riducendo e
lesinando i mezzi finanziari delle città e dei comuni anche i più piccoli.
Gli Stati-Nazione hanno
sostituito i confini regionali, vecchi di secoli, con confini politici che
ancora oggi, dopo secoli, sono percepibili come innaturali. Quelli nazionali
sono confini imposti con la forza delle armi o per la convenienza e per la
connivenza esistente tra le grandi famiglie regnanti, a detrimento delle
autonomie di regioni e città.
*
Viaggiando da Barcelona
verso il Nord,dopo meno di duecento kilometri, si esce dalla Catalunya spagnolae
si entra, attraversando una frontiera oramai invisibile, nella Catalunya
francese.Quest’assurda divisione risale al 1659 quando la Spagna cedette
alla Francia i suoiterritori di lingua catalana a nord dei Pirenei. Continuando
il viaggio in direzione dell’Italia si attraversa la Languedoc, la regione
francese dove si parla la lingua d’Oc, poi la Provenza per arrivarein Liguria. Lungo
tutto questo tragitto di circa mille kilometri, i costumi, il paesaggio, la cucina,
i volti, la storia e la lingua sono uguali o molto simili.Tutto il viaggio si
svolge all’interno di uno spazio ad alta omogeneità, un territorio assai
omogeneo che ha resistito alla politica delle nazioni, adattandosi ma rimanendo
nel fondo fedele a se stesso. Si tratta di un territorio – un consistente pezzo
di mediterraneo - che è rimasto attraverso i secoli fedele alle sue matrici. In
tutto il Sud della Francia si parla la lingua d’Oc che è assai simile al
catalano e che si ritrova a Nizza, in Liguria e più su,risalendo fino ad alcune
valli del Piemonte; la bandiera catalana a strisce gialle e rosse si ritrova
costantemente fino a Nizza e in alcune località liguri; la cucina è molto
simile per ingredienti e ricette. Alle spalle di Nizza,fondata dal catalanissimo
Conte Raimondo Berenguer IV – francesizzato in Bérenger - si trova Barcelonnette,
piccola città che reca i colori della Catalogna sul suo stemma,colori che si
ritrovano anche nello stemma di Nizza e di numerose altre località della
Languedoc, della Provenza e della Liguria.
Insomma la netta
impressione che si ricava da questo viaggio è chesi attraversi un’unica
“Regione” rimasta assai omogenea, certamente più omogenea di quanto non lo siano
i tre “Stati” attraversati. E ciò conferma l’opportunità di una revisione
politica e costituzionale in Italia, ma anche in Spagna e in Francia,dei
rapporti istituzionali esistenti attualmente fra Stato da un lato e Regioni e Città dall’altro.
Giovanni Cutolo
21 ottobre 2019