mercoledì 23 ottobre 2019

Stati, Regioni e Città....di Giovanni Cutolo

Riflessioni politiche/geografiche europee del nostro iscritto Giovanni Cutolo :


STATI, REGIONI E CITTA’

La civiltà ha la sua origine nelle città del Mediterraneo, tremila anni fa. Atene, Sparta e Corinto esistevano prima della Grecia, Alessandria, Tebe e Il Cairo prima dell’Egitto, Roma, Napoli e Siracusa prima dell’Italia. In effetti, l’idea di Nazione si afferma in Europa duecento anni fa. Quando grazie al crollo dell’Impero Austro-Ungarico, nascono l’Italia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria, la Serbia, la Croazia, la Slovacchia e molte altre nazioni ancora.
Ha ragione il sindaco di Napoli Luigi De Magistris quando dice che bisognerebbe rivedere il ruolo dello Stato-Nazione e ripensare quello delle Città-Stato.
Oltre il 50% della popolazione mondiale vive nelle città e si stima che nel 2030 questa percentuale potrebbe superare il 70%. Appare molto probabile che le nuove città, le smart-city,più vicine alle esigenze dei cittadini, potrebbero attendere meglio delle nazioni ai loro bisogni.Come documenta il filosofo tedesco Peter Sloterdijk, le nazioni sono ormai divenute dei mostri organizzati fondamentalmente per presiedere al prelievo fiscale.Lo Stato-Nazione considera i contribuenti come sudditi e non come cittadini, trattandoli come soggetti lontani e passivi, da spremere in nome del cosiddetto bene pubblico nazionale. Inoltre, lo Stato-Nazione agisce politicamente riducendo e lesinando i mezzi finanziari delle città e dei comuni anche i più piccoli.
Gli Stati-Nazione hanno sostituito i confini regionali, vecchi di secoli, con confini politici che ancora oggi, dopo secoli, sono percepibili come innaturali. Quelli nazionali sono confini imposti con la forza delle armi o per la convenienza e per la connivenza esistente tra le grandi famiglie regnanti, a detrimento delle autonomie di regioni e città.
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Viaggiando da Barcelona verso il Nord,dopo meno di duecento kilometri, si esce dalla Catalunya spagnolae si entra, attraversando una frontiera oramai invisibile, nella Catalunya francese.Quest’assurda divisione risale al 1659 quando la Spagna cedette alla Francia i suoiterritori di lingua catalana a nord dei Pirenei. Continuando il viaggio in direzione dell’Italia si attraversa la Languedoc, la regione francese dove si parla la lingua d’Oc, poi la Provenza per arrivarein Liguria. Lungo tutto questo tragitto di circa mille kilometri, i costumi, il paesaggio, la cucina, i volti, la storia e la lingua sono uguali o molto simili.Tutto il viaggio si svolge all’interno di uno spazio ad alta omogeneità, un territorio assai omogeneo che ha resistito alla politica delle nazioni, adattandosi ma rimanendo nel fondo fedele a se stesso. Si tratta di un territorio – un consistente pezzo di mediterraneo - che è rimasto attraverso i secoli fedele alle sue matrici. In tutto il Sud della Francia si parla la lingua d’Oc che è assai simile al catalano e che si ritrova a Nizza, in Liguria e più su,risalendo fino ad alcune valli del Piemonte; la bandiera catalana a strisce gialle e rosse si ritrova costantemente fino a Nizza e in alcune località liguri; la cucina è molto simile per ingredienti e ricette. Alle spalle di Nizza,fondata dal catalanissimo Conte Raimondo Berenguer IV – francesizzato in Bérenger - si trova Barcelonnette, piccola città che reca i colori della Catalogna sul suo stemma,colori che si ritrovano anche nello stemma di Nizza e di numerose altre località della Languedoc, della Provenza e della Liguria.
Insomma la netta impressione che si ricava da questo viaggio è chesi attraversi un’unica “Regione” rimasta assai omogenea, certamente più omogenea di quanto non lo siano i tre “Stati” attraversati. E ciò conferma l’opportunità di una revisione politica e costituzionale in Italia, ma anche in Spagna e in Francia,dei rapporti istituzionali esistenti attualmente fra Stato da un lato e Regioni e Città dall’altro.

Giovanni Cutolo

21 ottobre 2019

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