QUANDO LA MORTE E’ SOLO COMMEDIA!
Bruno Pappalardo – 03.06.2021
Della realtà scenica siamo stati
informati dell’inganno rappresentativo ma di quella del nostro quotidiano, quella
oggettiva di tutti i giorni, NO! Continuiamo a credere d’essere attori e autori
del nostro autonomo raziocinio, di possederne il controllo delle cose. Illusione,
infantile faciloneria.
I Fatti vengono diffusi da un’altra
e più infida realtà, l’ “Informazione”.
Generalmente fake, cazzate confezionate
ad arte e deliberatamente dalla Politica oda interessi editoriali, vengono somministrate
alla gente comune che riesce a percepirne i contorni e il doppiogioco “istituzionale”di
una ’immonda commedia:… parlo di morti,…accidenti!
Domanda: “ha maggiore peso la morte di un singolo uomo/donna, oppure tanti
uomini e tante donne e bambini deceduti per disastri o bombardamenti operché annegati
nel mare dell’indifferenza (europea) o
pandemia o eccidio “? Direte, …ma questo che c’entra? Mi spiego!
La vita di un singolo vale
immensamente! La vita di mille persone vale qualcosina in più! Si obbietterà che
la “vita
umana non è un fatto contabile”. Giusto!
Non comprenderei, però, perché
commemoriamo nel “Giorno della Memoria” le
vittime dell'Olocausto, se non fosse per l’enormità del numero delle vittime. Sei
milioni di ebrei? Non capirei la conta, ogni giorno, dell’ennesima uccisione di
una donna per mano dei propri compagni se non equivalesse anche a quella di tant’altre
donne, (1 ogni 3 giorni, c/a 110 in un anno).
Non riuscirei a comprendere il
racconto della morte di Luana, la ventiduenne di Prato, schiacciata da un rullo
nella fabbrica tessile dove lavorava, se
non significasse anche un luttuoso elenco di circa 1300 morti sul lavoro (c/a 3
ogni giorno) in un anno? Hanno un significato questi numeri? Direi. … eccome!
Ma se queste morti hanno, oltre al
valore numerico anche quello etico e umano, perché, allora, veniamo
ossessionati da descrizioni minuziose e tecniche sui freni della funivia di
Stresa o dei tiranti in acciaio del Ponte Morandi o della scomparsa della
povera Denise? Perché scegliere vicende in cui sono presenti meno vittime?
Vogliamo informiamo la gente di quello che, in maggior misura, ci conviene dire.
Parimenti, non parlare mai delle
vittime sulle autostrade? (133.598 incidenti, 180.474 feriti, 1.505 decessi) Le
vite umane, sulle strade disturberebbero gli istituti assicurativie verrebbe
penalizzato tutto l’indotto dell’auto, dalla F!, al digitale, agli accessori sofisticati
e design. Un disastro!
Neppure della morte sul lavoro si
parla! Il caso Luana D’Orazio nasce solo perché racconta i sogni d’una
ragazza-madre in cerca di futuro nello sfavillante mondo dello spettacolo,
dunque “Bella e Donna” altrimenti nisba! Perché? Parlarne troppo pesterebbe i
calli agli imprenditori ( i costi sulla sicurezza non riescono ad entrare nei
bilanci) e alla politica costretta a prendere drastici provvedimenti ( vedi ILVA).
Il “femminicidio” invece funziona editorialmente molto bene! Sotto l’aspetto della forza attrattiva e morbosa della spettacolarizzazione del dolore. le terribili vicende, diventano ciascuna, un irripetibile dramma da cui trarre una narrativa thrilling infinita. La donna viene uccisa due volte. Le morti bianche neppure una volta.
Solo 5 giorni e saranno 40 anni dalla vicenda di Alfredino caduto in un pozzo artesiano. L’Italia tutta irreparabilmente addolorata, doveva essere distratta. Vergogna!
Bruno Pappalardo
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