BRUTTA TEGOLA IL
CORONAVIRUS PER L’EUROPA…
di Andrea Balìa
L’idea di Europa va detto che, a prescindere di tutto, non è
niente male. Un bel numero di paesi, pur con le loro differenze strutturali,
storiche, economiche, politiche del vecchio continente che decidono di stare
assieme sotto una stessa moneta, con regole e obiettivi, in un afflato sociale
che, tra l’altro, compensi il peso politico ed economico dell’America di Trump,
della dilagante e crescente economia della Cina e del peso anche della stessa
Russia di Putin.
Ma ai buoni propositi devono seguire i fatti. Già da anni è
palese come una concentrazione e leadership di paesi economicamente forti tipo
Germania, spesso spalleggiata dalla Francia e in queste ore da alcuni
cosiddetti paesi “bassi”, tipo Olanda, condiziona l’operato di questa
leadership con regole a proprio uso e consumo ai danni di nazioni sorelle e
facenti parte di questa Europa. Inutile rivangare la storia recente che ha
subito la Grecia grazie a regole ed imposizioni della Troika al comando.
Ora viviamo a livello mondiale la crisi causata dall’esplosione
del contagio del Coronavirus, in cui purtroppo sono state coinvolte nazioni già
con un forte debito pubblico come l’Italia e anche la Spagna. Ovvero il Sud
dell’Europa, come avvenne per altre ragioni per la nazione ellenica. Si sono
chiesti nuovi e speciali interventi come gli ormai famosi Eurobond, superando
vecchie e penalizzanti misure come il Mes cui la dirigenza europea insiste a
proporre e a far capo tramite la Germania e l’opportunista Olanda che da
riconosciuto paradiso fiscale cavalca i suoi discutibili interessi.
Inutile perfino ricordare come i tedeschi sollevati ed
aiutati in periodo post bellico con l’abolizione del debito pubblico, retaggio
di una guerra da loro causata, dimostrino d’avere una riprovevole memoria corta
e figlia d’un autoritarismo fuori luogo che vieta loro di avere l’opportunità
di restituire in parte i benefici ricevuti. Ciò è a dir poco vergognoso e i
paesi del Sud Europa farebbero bene a insistere e rifiutare silenzi e risposte
che mettono in dubbio le ragioni e l’esistenza d’Europa unita.
Scrivo ciò anche come iscritto a “Journalists without
frontiers” con queste considerazioni accolte nel blog d’una libera associazione
giornalistica europea che si fregia di collaborazioni improntate ad un’idea
progressista, come specificato nel proprio statuto, che non può non
sottolineare con voci di protesta il poco edificante atteggiamento non fraterno
e contraddittorio ai suoi principi di chi è a capo di questa Europa.
Andrea Balìa
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